Figli Resilienti: Tutto Questo Sacrificio Ha Un Senso

Il 2020 è iniziato con un messaggio potentissimo arrivatomi questa mattina, che mi ricorda l’immenso valore di quello che sto facendo. Un valore che non ha prezzo, ma pulsa di rinascita e di vita.
La Stefania quindicenne da cui è scaturito tutto questo nemmeno immagina quanto lontano stia arrivando il suo Desiderio: che nessun bambino e adolescente sia più lasciato solo quando uno o entrambi i genitori iniziano a soffrire di un disturbo psichico.

Ho chiesto a chi me lo ha inviato di poterlo condividere, omettendo ogni dettaglio che renda riconoscibili le persone di cui si parla. Desidero che sappiate – soprattutto voi che mi sostenete – cosa sta significando per tantissime persone in tutta Italia un progetto partito dal basso e da una mia “folle” idea. Di molte di loro non sono nemmeno a conoscenza. Come un’onda partita tanto tempo fa e che non potrà mai sapere quanto lontano potrà arrivare la forza che l’ha generata.

Gentile Stefania, sono XXX XXX, una psicoterapeuta. Mi permetto di scriverle in privato per una specie di senso del pudore che mi fa preferire il destinatario unico alla condivisione in pubblico. Sono venuta a conoscenza di COMIP da un ragazzo che seguo in terapia e con il quale ci eravamo dati insieme il compito di cercare un gruppo o qualcuno che lo facesse sentire meno solo nella situazione familiare drammatica che affrontava da tutta la vita ma che stava diventando sempre più chiara ad ogni nostro colloquio.

Io ho cercato attraverso i colleghi una qualche forma di aggregazione/associazione/gruppo che mettesse insieme i figli di genitori con patologia psichica ma cercavo invano e l’avevo già detto a questa persona che non sarebbe stato facile. È stato lui la settimana successiva a portarmi e prestarmi il suo libro. Le racconto questa storia perché ancora una volta è stato un bambino resiliente a rispondere da solo a un bisogno a cui la sua terapeuta e la società, le istituzioni non sono state capaci di trovare risposta. Quanto abbiamo lavorato sul suo libro, quanto tempo ci è voluto perchè trovasse poi il coraggio di entrare nel gruppo.

Uso molto spesso il suo libro con le persone che seguo, non è un libro facile perché richiede un momento particolare per essere letto, altrimenti la persona che lo trova in mano rischia di rigettarlo dicendo che non la riguarda. Ne leggo dei pezzi, lo presto, lo metto a disposizione. Non sa quanto sia utile per noi clinici sapere che piano piano, quei figli che siete stati voi e di cui noi ci siamo presi cura tante e tante volte, ora hanno una casa in cui ripararsi se serve. Davvero il suo lavoro è un bene prezioso anche per noi terapeuti e la ringrazio per quello che fa.

La saluto con stima e mi permetto di salutarla anche con affetto perché l’emotività che mette in ciò che fa mi fa sentire la vicinanza che riservo ai suoi “fratelli e sorelle” di cui mi prendo cura.
Grazie Stefania!

2 pensieri su “Figli Resilienti: Tutto Questo Sacrificio Ha Un Senso”

  1. Sono la figlia ormai grande ,49 anni ,di 2 genitori con problemi psichici,io avevo 15 anni quando è iniziato tutto ,a mia madre è stata diagnosticata la schizofrenia e mio padre ha poi sviluppato quello che da sempre aveva in maniera latente depressione e manie ossessive compulsive ,ho fatto da mamma a loro ,non ho potuto avere aiuti quando ho messo su famiglia, perché loro erano persi nelle loro ossessioni…quanta solitudine quando ti trovi a diventare mamma e la tua di mamma non viene neanche in ospedale a trovarti perché persa nel suo mondo. Si bisognerebbe che aiutassero anche noi ,e non ci facessero sempre sentire in colpa se a volte non capiamo perché dottori e assistenti sociali pretendono che siamo sempre noi a capire che loro ,i nostri genitori hanno dei problemi, e a noi chi ci pensa ? Chi ci aiuta ? Stai facendo un ottimo lavoro diffondendo queste problematiche ,io non ho ancora il tuo libro ,ma penso che sarebbe ora che lo leggessi ,forse troverei un po’ di quel conforto che nessuno in tanti anni mi ha dato,grazie ancora😊

    1. Grazie a te, cara Wally. Siamo in tanti, ma ancora pressoché invisibili. Costruire un contesto non giudicante e contribuire a rendere la salute mentale un argomento di cui si possa parlare a tutti in chiave preventiva e lontana dagli stereotipi cui ci hanno purtroppo abituato – come se riguardasse soltanto chi sta già male – è la sfida più grande e più bella che mi sono data. Un contesto simile renderà anche per noi figli meno problematico poterci aprire e ci darà così la possibilità di diventare per gli adulti di domani la mano tesa che in molte occasioni a noi è mancata. Ti abbraccio.

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